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ECO E NARCISO NELLA MITOLOGIA GRECA
La storia di Eco e Narciso è uno dei racconti più duraturi della mitologia greca e la storia dell'amore per se stessi e dell'amore non corrisposto è stata raccontata e adattata per molte centinaia di anni.
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Eco era una ninfa oreade del monte Cithaeron, in Beozia, i cui genitori non sono mai stati chiariti, ma che fu educata alla musica dalle Muse minori. Bellissima di per sé, Eco era inseguita sia da Apollo che da Pan, ma si sottraeva alle loro avances e Zeus, pur non inseguendo Eco, si serviva della ninfa di montagna: mentre Zeus se la spassava con altre ninfe, Eco parlava per ore con Era, distraendo la dea dalle indiscrezioni di Zeus. Alla fine Hera riconoscerà il ruolo di Eco nel favorire gli affari del marito, e così Hera maledisse Eco in modo che non avesse più una voce propria e la ninfa fosse in grado di ripetere solo le parole degli altri. | ![]() |
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Narciso nella mitologia greca
Narciso era un giovane di bell'aspetto proveniente dalla città di Thespiae, in Beozia, ed era generalmente considerato il figlio del potamoi Cefiso e dell'oceanide Liriope, anche se occasionalmente Narciso veniva nominato come figlio di Endimione e Selene. Ancora bambino, il veggente cieco Tiresia ha fatto una profezia secondo cui Narciso avrebbe avuto una lunga vita solo finché non avesse "conosciuto se stesso", anche se il significato non è del tutto chiaro. Potrebbe essere tradotto nel senso che Narciso non doveva guardare a se stesso, il che si adatta alla caduta di Narciso, ma allo stesso modo potrebbe essere inteso nel senso che Narciso doveva rimanere umile. Narciso sarebbe diventato tra i più belli di tutti i mortali, con una bellezza pari a quella di Endimione Adone o Giacinto. Narciso sarebbe diventato un cacciatore di cervi, ma la sua bellezza gli procurò molti ammiratori, sia maschi che femmine, sia mortali che immortali. Guarda anche: L'etere e l'emira nella mitologia greca | ![]() |
La storia di Eco e Narciso
Uno degli ammiratori di Narciso era Eco: dopo essere stata maledetta da Era, l'Oreade aveva vagato per la Beozia e aveva scorto il giovane Narciso mentre cacciava, innamorandosene immediatamente. Non avendo voce propria, Eco non può chiamare Narciso, ma alla fine il Tespiere si accorge di essere osservato e lo chiama. Eco non può rispondere alla domanda "chi c'è?" e può solo ripetere le parole di Narciso. |
Alla fine, però, Eco esce dal suo nascondiglio e si trova faccia a faccia con Narciso, che non è in grado di amare nessuno se non se stesso, ed Eco viene crudelmente respinta.
Eco fuggì di nuovo nei boschi di montagna e svanì lasciando dietro di sé solo i resti della sua voce.
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Narciso e Ameinie
Eco è solo uno dei tanti amanti respinti, perché si racconta anche del rifiuto di Ameinìa, un giovane fragile che si era innamorato di Narciso e che era stato a sua volta respinto. Ameinìa avrebbe preso il rifiuto nel modo peggiore possibile e il giovane si sarebbe suicidato sulla soglia della casa di Narciso, uccidendosi con una spada che gli era stata data da Narciso.
Alcuni dicono che fu Ameinias a invocare la vendetta degli dei su Narciso, mentre altri dicono che fu una delle moltitudini di ninfe respinte a pregare gli dei.
La morte di NarcisoIn entrambi i casi, Nemesi, la dea greca del castigo, sentì le parole e osservò il rifiuto insensibile degli altri da parte di Narciso, e intervenne. Guarda anche: Le costellazioni e la mitologia greca Pagina 2Quando Narciso si avvicinò a una piscina di Tespia per bere, il giovane vide il proprio riflesso nella piscina e se ne innamorò. Narciso non riuscì a ottenere l'oggetto di cui si era innamorato, così come tanti pretendenti di Narciso erano stati respinti. Narciso sarebbe morto di dolore vicino alla piscina, nonostante le implorazioni del Naiadi e driadi che avevano osservato Narciso deperire. Le ninfe costruirono una pira funeraria per Narciso, ma quando vennero a deporre il corpo del bel giovane su di essa, non riuscirono a trovarlo, poiché tutto ciò che era rimasto era un fiore, il fiore di Narciso. Una versione alternativa della morte di Narciso vede il giovane teatrante riconoscere l'amore non corrisposto che nutre per il proprio riflesso; ora, brutalmente consapevole del dolore e della sofferenza che ha causato a tanti, Narciso cade sulla propria spada, proprio come aveva fatto Ameinias. |
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