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GANIMEDE NELLA MITOLOGIA GRECA
Ganimede è una figura che compare nei racconti della mitologia greca; Ganimede non era una divinità del pantheon greco, ma un mortale. Ganimede, però, non era un eroe, né un re, come nel caso dei mortali più famosi della mitologia greca, ma Ganimede era un principe che trovò il favore del dio Zeus grazie alla sua bellezza.
Principe Ganimede di Troia
Ganimede era uno dei Dardanoi, il popolo che abitava la Dardania in Asia Minore; in effetti Ganimede era il pronipote di Dardano , il primo re che migrò nella zona e che diede il nome al suo nuovo regno. Ganimede era infatti figlio del re di Dardania, Tros e quindi la Naiade Callirhoe era la madre di Ganimede. |
Ganimede non era però l'erede al trono di Dardania, perché aveva un fratello maggiore, Ilus , così come un altro fratello, Assaracus .
Ilus, dopo la morte di Tros, rinuncerà al trono di Dardania, passandolo ad Assarco, mentre lui stesso fonderà una nuova città, Ilio, la città che era nota anche come Troia.
Il rapimento di Ganimede - Peter Paul Rubens (1577-1640) - PD-art-100Il rapimento di Ganimede
L'antica Grecia era una terra di molti regni, quindi il titolo di principe non distingueva Ganimede da innumerevoli altri. Ganimede, però, era speciale agli occhi degli dei, perché aveva la reputazione di essere il più bello di tutti gli uomini mortali. La bellezza di Ganimede era sufficiente a far sì che anche gli dei desiderassero il principe mortale; e fu il più potente degli dei, Zeus, a mettere in atto i suoi desideri. |
Zeus guardò dal suo trono Monte Olimpo Ganimede era solo e Zeus inviò un'aquila per rapire il principe troiano; oppure Zeus si trasformò in quell'aquila.
Ganimede fu quindi strappato alla terra di suo padre e portato rapidamente nei palazzi degli dei sul Monte Olimpo. Ganimede sarebbe diventato l'amante di Zeus.
Guarda anche: Le costellazioni e la mitologia greca Pagina 5 Il rapimento di Ganimede - Eustache Le Sueur (1617-1655) - PD-art-100Un padre risarcito
Ganimede non aveva modo di far sapere al padre cosa gli era successo, e Tros sapeva solo che il figlio era scomparso. La perdita del figlio fece sì che Tros fosse sopraffatto dal dolore, e dal monte Olimpo Ganimede poteva vedere il dolore del padre. Zeus non ebbe quindi altra scelta che fare qualcosa per consolare il suo nuovo amante.
Zeus inviò il proprio figlio, Ermes, in Dardania per informare Tros di ciò che era accaduto a Ganimede. Ermes raccontò quindi a Tros della nuova posizione privilegiata di Ganimede sul Monte Olimpo e del dono dell'immortalità che ne derivava.
Ermes presentò a Tros anche dei doni di compensazione, tra cui due cavalli veloci, così veloci da poter correre anche sull'acqua, e una vite d'oro.
Ganimede Il portatore di tazze degli dei
Oltre che amante di Zeus, a Ganimede fu affidato il ruolo di coppiere degli dei, che serviva l'ambrosia e il nettare ai banchetti degli dei. Ora, se Ganimede ha usurpato il ruolo di Ebe Il ruolo di Ebe, la precedente coppiera degli dèi, è aperto al dibattito, anche se Ebe era destinata a diventare la moglie immortale di Eracle, quindi il ruolo doveva diventare vacante in qualsiasi luogo. Ganimede e la guerra di TroiaA parte il rapimento iniziale, Ganimede non è una figura centrale in nessun altro racconto, anche se il principe appare nei racconti della guerra di Troia. La guerra di Troia, naturalmente, vide sbarcare sulla Troade un migliaio di navi cariche di truppe achee, e così i Dardanoi e i Troiani combatterono fianco a fianco per difendere Troia. | Ganimede - Benedetto Gennari il Giovane (1633-1715) - PD-art-100 |
La morte e la devastazione della sua patria sconvolsero Ganimede, che non fu più in grado di svolgere il suo ruolo di portatore di coppe degli dèi, che fu ripreso brevemente da Ebe.
Quando la guerra giunse al termine e gli Achei sotto Agamennone entrarono a Troia, Zeus oscurò la vista dal Monte Olimpo, in modo che Ganimede non potesse osservare la fine della città di Troia.
Guarda anche: Le brotee nella mitologia grecaGanimede nel cielo
L'amore di Zeus per Ganimede era tale che si dice che il dio supremo abbia posto le sembianze di Ganimede nelle stelle, come costellazione Acquario L'Acquario si trova appena sotto la costellazione dell'aquila rapitrice, Aquila, nel cielo notturno.
Alcuni scrittori dell'antichità avrebbero anche attribuito a Ganimede uno status semidivino, nominando Ganimede come un dio che portava le acque che alimentavano il potente fiume Nilo; sebbene ci fosse una Potamoi Nilus, che ha ricoperto anche questo ruolo.